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4 Novembre 2012
L'opinione dei più importanti studiosi europei - Yves Ferrand e Denes Fluck

BECCACCE CHE PASSIONE

Interviste 

Yves Ferrand, il ricercatore che studia le beccacce… anche per noi

 

 

Punto di riferimento per lo studio della beccaccia a livello mondiale, Yves Ferrand è responsabile presso l’Ufficio Nazionale della Caccia e della Fauna Selvatica francese degli studi sulla beccaccia e sui beccaccini; è coordinatore del Woodcock & Snipe Specialist Group dell’UICN/Wetlands International, massimo comitato di esperti per le otto specie di beccacce e le 16 specie di beccaccini nel mondo. E' anche consulente tecnico della FANBPO

 

Conosco Yves Ferrand da circa dieci anni. E’ un punto di riferimento per lo studio della beccaccia a livello mondiale. E’ anche cacciatore. Lo incontro alle riunioni europee della FANBPO, la Federazione che raggruppa tutte le associazioni specialistiche nazionali che si occupano della beccaccia. E’ sempre disponibile e sorridente; le sue riflessioni, i suoi dati concreti, sono la nostra speranza per il futuro della beccaccia.

Il dottor Yves Ferrand è responsabile presso l’ONCFS, ovvero l’Ufficio Nazionale della Caccia e della Fauna Selvatica francese, degli studi sulla beccaccia e sui beccaccini, all’interno del Centro nazionale di studi sull’avifauna migratrice. Attualmente il suo lavoro è concentrato sulla gestione degli habitat favorevoli alla specie in fase di svernamento, attraverso la messa a punto dei metodi più efficaci di monitoraggio delle popolazioni e sulla previsione dell’indice di abbondanza per migliorare la gestione venatoria della beccaccia. A livello internazionale, è coordinatore del Woodcock & Snipe Specialist Group dell’UICN/Wetlands International, massimo comitato di esperti per le otto specie di beccacce e le 16 specie di beccaccini nel mondo. Ferrand partecipa, inoltre, a tutte le assemblee della FANBPO, in qualità di consulente tecnico.

Posso solo porgli delle domande, nella speranza che corrispondano a quelle che ogni appassionato lettore di Beccacce che Passione vorrebbe fargli.

 

Caro Yves, tre parole per definire la beccaccia…

Bellezza, selvatico, passione. Bellezza, perché la fusione dei marroni, dei rossi, dei neri e dei beige sul piumaggio è una fonte permanente di stupore. Selvatico, perché il suo carattere esercita un’attrazione irresistibile conferendole comportamenti imprevedibili. Passione, perché più di ogni altro uccello, la beccaccia suscita emozioni forti… e soprattutto perché la passione è necessaria per scoprire una parte dei suoi misteri.

 

Il vero stato di conservazione della beccaccia oggi in Europa.

Occorre essere chiari, la beccaccia non è una specie minacciata in Europa. Il suo areale di distribuzione è vasto e il livello delle popolazioni è ancora elevato. La tendenza demografica che seguiamo in Francia da oltre vent’anni, con diversi indicatori d’abbondanza, non ci fa preoccupare. La maggior parte dei suoi habitat non soffre pericoli particolari. Le foreste europee hanno un buon trend di espansione e la loro qualità è generalmente favorevole alla beccaccia. L’abbandono delle campagne nella Russia europea favorisce dei luoghi propizi alla riproduzione e alla cura delle nidiate. Le foreste di giovani betulle, specie pioniera che colonizza velocemente i campi abbandonati, sono dei veri e propri ‘paradisi della beccaccia’, grazie alla copiosa lettiera di larve e vermi che costituiscono l’alimentazione essenziale della specie. Lo sfruttamento un po’ caotico della foresta russa crea inoltre delle aperture, dei bordi, aumentando in percentuale la capacità di accoglienza del biotopo.

Questo quadro ottimistico deve comunque essere temperato. L’altra faccia dell’abbandono della campagna, in Europa, è rappresentata dalla diminuzione delle grandi praterie che fungono da pastura della beccaccia. Questi habitat sono fondamentali nel periodo che precede la migrazione. In questi habitat la densità dei vermi supera spesso una tonnellata per ettaro! Queste dispense preziosissime, frequentate di notte, aiutano le beccacce a costituire le riserve di grasso necessarie allo sforzo della migrazione. Ugualmente, durante l’inverno sono fondamentali per resistere al freddo.

Il tasso di sopravvivenza annuale merita, inoltre, un’attenta riflessione. Questo parametro demografico, dal quale dipende la crescita e il mantenimento della specie, è in media leggermente al di sopra del 50%. Significa che un po’ più della metà delle beccacce ha la possibilità di sopravvivere un altro anno. Quando sappiamo che una femmina genera ogni anno, su quattro uova deposte, non più di due giovani in grado di volare, ci rendiamo conto che l’equilibrio è precario.

Sicuramente il prelievo della caccia ha un impatto decisivo. Pertanto, la specie non è minacciata, ma rimane fragile. Tocca a noi prenderne coscienza e garantirne la perennità in Europa.

 

Il tuo lavoro sui siti di riproduzione in Russia è anche un lavoro per la beccaccia e la sua caccia in Italia. Vuoi spiegarlo agli amici italiani?

La Russia è la ‘riserva’ delle beccacce in Europa. I risultati dell’inanellamento (molto sviluppato in Francia dal momento che inanelliamo circa 5.000 beccacce ogni autunno/inverno) dimostrano l’importanza di questa regione. Centinaia di ‘riprese’ di anelli sono state registrate in Russia del nord-ovest, in Russia centrale, fino agli Urali. Qualche uccello inanellato in Francia è stato addirittura ritrovato in Siberia, sul versante asiatico di quella catena di montagne, a più di 4.000 km dal sito di inanellamento invernale.

Due flussi migratori sono evidenti: un flusso scandinavo che attraversa la Finlandia, la Svezia e la Norvegia; e un flusso centrale che alimenta l’Italia.

Il monitoraggio che svolgiamo in Russia ogni anno, da primavera all‘autunno, insieme a biologi russi, ci fornisce dati molto importanti sul successo della riproduzione delle beccacce in primavera-estate precedenti alla stagione di caccia. Durante l’estate 2010, ad esempio, una siccità straordinaria ha colpito la Russia europea. Nessun nido e nidiata è stata rinvenuta dai nostri colleghi russi. L’inanellamento in autunno svolto nelle aree di San Pietroburgo, Vladimir, Kostroma, all’inizio della migrazione, ha messo in evidenza un deficit di beccacce giovani. Ciò ha consentito di allertare le autorità amministrative e venatorie di Francia per adottare misure limitative al prelievo. Ecco un tipo di azione che porta dei frutti e l’Italia può aderire a ciò, poiché le beccacce prelevate nel vostro Paese provengono grosso modo dalle stesse aree dove provengono quelle francesi. Entrambe, quindi, subiscono la stessa alea metereologica che ha un impatto fondamentale sugli effettivi.

 

Quali sono i veri pericoli per la conservazione del capitale europeo?

Come ho già detto prima, la rarefazione delle praterie permanenti utilizzate dal bestiame è la causa principale di preoccupazione in materia di habitat. Ma le nostre possibilità di azione sono ridotte, poiché gli interessi economici collegati alla politica agricola europea sono molto superiori a quelli ‘puramente beccacciai’. D’altra parte, esistono i rischi di un prelievo eccessivo effettuato con la caccia e la nostra vigilanza sotto questo aspetto deve essere totale. Stimiamo che il prelievo annuale in Europa sia di 3/4 milioni di beccacce. E’ evidente che la beccaccia attira sempre più cacciatori. La specie riveste un grande valore cinegetico, per sua fortuna e per sua sfortuna. Per sua fortuna, poiché tutto questo interesse consente di raccogliere molte energie per assicurare la sua conservazione. Per sua sfortuna, poiché la pubblicità creata intorno a questa specie attira l’attenzione di nuovi cacciatori desiderosi di consacrare tutti i loro sforzi alla predazione di questa selvaggina mitica. Tutte le soluzioni sono buone per regolamentare i prelievi, ma devono essere adattate alle differenti culture di caccia europee: Prelievo Massimo Autorizzato (PMA) da una parte, riduzione dei giorni e/o del periodo annuale di caccia dall’altra. La Francia ha scelto il PMA dalla stagione 2011/12. Una legge nazionale prevede un PMA di 30 beccacce a stagione per cacciatore, accompagnato da un tesserino specifico e da un sistema di marcatura obbligatoria. L’efficacia di questa misura è stata comprovata dopo una lunga inchiesta sui prelievi di caccia e una sperimentazione di alcuni anni effettuata in Bretagna.

 

Alcuni settori della caccia e della ricerca italiana si stanno orientando verso il radio-tracking per seguire la migrazione della beccaccia. Qual è la tua opinione su questo strumento di ricerca ?

La conoscenza della migrazione è una chiave importante per la gestione cinegetica della beccaccia in Europa. Una tecnica classica quale l’inanellamento ci ha già dato informazioni fondamentali sull’origine degli uccelli, ma anche sul tasso di sopravvivenza delle popolazioni. Non bisogna metterla da parte, continuiamo ad usarla poiché non è costosa e fornisce molte indicazioni. L’inanellamento ha comunque i suoi limiti e le tecniche moderne come il GPS, il GLS (Global Locating System ndr), il satellite Argos, possono completare utilmente le nostre conoscenze. Noi sappiamo, ad esempio, molto poco sulle soste delle migrazione: il loro numero, la durata, i siti preferiti lungo il percorso… Queste lacune devono essere coperte per migliorare la gestione europea della specie. Ma il problema è che anche gli strumenti moderni hanno i loro limiti. Sono molto cari e non sono messi a punto per degli uccelli della taglia della beccaccia. I tentativi in corso sono sicuramente un primo passo, ma credo che, per estrapolare dei validi risultati scientifici, occorra equipaggiare molti uccelli. Con il radio-tracking classico abbiamo visto quanto i comportamenti possano variare da beccaccia a beccaccia. Quindi credo che un po’ di pazienza sia necessaria affinché ulteriori sviluppi tecnologici ci permettano di disporre di materiale affidabile e meno costoso.

 

Sei ricercatore e cacciatore. Che pensi dei beccacciai e del loro ruolo per la caccia sostenibile?

Come per tutte le specie cacciabili, è evidente che la partecipazione dei cacciatori, e quindi dei beccacciai, sia una condizione necessaria per una corretta gestione delle popolazioni. La grande chance per questa specie è l’essere ambita da cacciatori preoccupati innanzitutto del futuro della loro selvaggina. Per il ricercatore è molto incoraggiante…, ma anche molto stimolante poiché la domanda è molto forte. I cacciatori di beccacce sono la fonte d’informazione essenziale per una caccia sostenibile: l’analisi delle ali raccolte ci consente una stima sul successo della riproduzione; quella delle rilevazioni sulle uscite di caccia aiuta la determinazione sulle tendenze degli effettivi. Coinvolgendosi notevolmente nel monitoraggio, i beccacciai assicurano la perennità della loro specie preferita e non esitano ad allertare i responsabili decisionali in caso di problemi e crisi che si avverano. I beccacciai sono un collegamento indispensabile fra il mondo della ricerca e quello della caccia nel suo insieme.

 

Ho letto il tuo libro La Beccaccia del bosco - Storia Naturale. L’ho apprezzato molto. Un grande lavoro dopo anni d’osservazione, vero?

Ritengo che la diffusione della conoscenza a un vasto pubblico debba fare parte degli obiettivi di un ricercatore. Mi sembra particolarmente importante laddove il tema trattato riguardi numerosi cittadini, come i cacciatori. Questo libro mette insieme tutte le conoscenze attuali sulla beccaccia restando però accessibile ai lettori più disparati. Il naturalista troverà informazioni complete sulla vita dell’uccello, l’appassionato specialista scoprirà dei risultati più precisi frutto delle ricerche più recenti. Il libro, basato sulla compilazione di circa 400 riferimenti bibliografici, ha richiesto quattro anni di lavoro. Ma è anche il frutto di 30 anni di osservazioni sul campo in numerosi Paesi d’Europa! La sua qualità è stata apprezzata e riconosciuta in Francia con l’ottenimento di due premi : il premio Connaissance de la Chasse e il premio Francois Sommer, assegnati ogni anno alle migliori opere cinegetiche. Io penso che La Bécasse des bois - Histoire naturelle (Effet de lisière- éditeur) sia una bibbia per il beccacciaio e sono molto felice di poterla mettere a disposizione di tutti.

 

In conclusione, qual è la tua visione del futuro della caccia alla beccaccia?

Abbiamo in mano molte carte buone perché la caccia alla beccaccia possa durare. Gli effettivi non sono in diminuzione, gli habitat forestali non sono particolarmente minacciati, l’impegno della ricerca scientifica su questa specie è molto consistente in Europa. E, infine, le associazioni di cacciatori specialisti sono molto motivate per la conservazione della specie. Sono dunque abbastanza ottimista per il futuro. La sfida principale per la caccia alla beccaccia è forse quella di riuscire a canalizzare la meraviglia, l’infatuazione che suscita. Oggi vediamo la realizzazione di operazioni commerciali che non hanno niente a che vedere con un prelievo razionale delle popolazioni di beccacce. Occorre riportare alla ragione i cacciatori troppo voraci, regolando i prelievi il più efficacemente possibile, adattandoli alla realtà biologica. Non sprechiamo le nostre carte, siamo vigili e reattivi per contrastare ogni deriva che priverebbe i nostri figli del piacere di vedere involarsi una beccaccia in quello scenario autunnale che le va così bene…

La Bécasse des bois - Histoire naturelle, di Yves Ferrand e Francois Gossmann, può essere richiesto direttamente sul sito di Effet de lisière- éditeur (www.effet-de-lisiere.com). Per qualsiasi chiarimento, potete scrivere direttamente a Effet de lisière - éditeur, 13 rue du Presbytère, 28210 Saint-Lucien, France, tél. (33) 2 37 82 72 99.

 

a cura di Paolo Pennacchini

 

 

 

BECCACCE CHE PASSIONE  -
Interviste

Denes Fluck: segretario della FANBPO e presidente dei Beccacciai d’Ungheria

 

 

Cacciatore sin da giovanissimo, Denes Fluck è oggi segretario della FANBPO e presidente dei Beccacciai d’Ungheria. Attraverso le sue parole scopriamo quali sono le rotte migratorie delle beccacce tra l’Italia e la terra magiara.

La mia chiacchierata con Denes Fluck comincia con queste sue parole. "La caccia è una tradizione della mia famiglia e la mia conoscenza delle lingue mi ha fatto viaggiare molto, all’inizio per la mia professione di ingegnere, poi come turista. La prima beccaccia che ho visto è stata quella di mio padre: la portò a casa più eccitato che per un trofeo di cervo! Sfortunatamente dopo la seconda guerra mondiale, all’inizio del regime comunista, ha dovuto lasciare il fucile. Dopo vent’anni, il suo ritorno a caccia è stata un festa di famiglia. Seguendo i suoi passi sono diventato cacciatore negli anni Settanta".

E adesso sei segretario della FANBPO e Presidente dei Beccacciai d’Ungheria.

Ho approfittato di tutto questo tempo senza fucile per leggermi tutta la grande letteratura di caccia ungherese, così ora la mia biblioteca di caccia contiene circa 5.000 libri di caccia, in tutte le lingue.

Mi ricordo quando un giorno mi hai chiamato dicendo “Paolo, stanotte le beccacce sono partite dall’Ungheria, attento!” E dopo circa due giorni sono apparse sull’Appennino. Puoi spiegare ai beccacciai italiani il ruolo del tuo Paese, l’Ungheria, per la migrazione verso l’Italia?

In generale le beccacce arrivano da nord-nord/est e partono verso sud-sud/ovest. Quando migrano attraversano i Carpazi e la grande pianura ungherese. Quelle beccacce svernano in Italia e nel Mar Mediterraneo. La posizione dei Carpazi rappresenta per le beccacce la rotonda automobilistica, e i viaggiatori scelgono la loro direzione. La letteratura di caccia ungherese, infatti, racconta la rotta slovena, croata e italiana come le autostrade delle beccacce.

 

Il bacino dei Carpazi è dunque cruciale per la migrazione.

Quando lessi il libro del Club National Becassier La Mordorée sono rimasto sorpreso nel vedere una pagina bianca riguardante i Carpazi: i miei amici francesi non avevavo informazioni sull’area. Allora ho deciso, come cacciatore di beccacce, di fargli conoscere le dinamiche della migrazione nel mio Paese. Ho aderito al CNB e la strada mi ha condotto alla fondazione della FANBPO. In certi casi la migrazione è più consistente a sud dei Carpazi e delle Alpi, che a nord. I Carpazi rappresentano una rotta delicata e difficile da superare. Le alte montagne infatti sono veri ostacoli che vanno aggirati secondo le opportunità climatiche.

E la migrazione verso l’Italia dipende dalla porta nord dei Carpazi?

La migrazione è in funzione del tempo, specialmente della direzione del vento al momento della partenza delle beccacce giovani. Per i giovani attraversare l’Europa è una vera avventura; non conoscono le difficoltà che troveranno, grazie al loro codice genetico sanno solo di dover intraprendere la rotta sud/ovest in autunno. Se il vento è favorevole economizzano l’energia di salita e attraversano i Carpazi da nord, su valichi ad altitudine di mille metri. Altrimenti da sud, dove i valichi raggiungono al massimo i 500 metri di altitudine... praticamente dove gli Ottomani hanno attaccato l’Ungheria medievale!

 

Denes, tu sei anche un esperto inanellatore di beccacce. Immagino che molti anelli ripresi riguardino l’Italia, vero?

Ho riattivato l’inanellamento in Ungheria grazie all’aiuto di Jean Paul Boidot che mi ha donato sutta la sua esperienza, così come il gruppo del CNB Barbe, Fialon, Launay, e il supporto dell’ONCFS con il signor Etienne. Purtroppo gli uccelli migratori cacciabili sono quelli meno studiati con l’inanellamento. E’ un grande errore dei cacciatori contemporanei. Catturare, inanellare e ridare la libertà ad un uccello per me è incomparabilmente più emozionante che cacciarlo. L’inanellamento durate la migrazione ci ha consentito la registrazione di riprese in Italia, Slovenia, Francia, Russia e Bielorussia. Sto aspettando le riprese di anelli riguardanti anche la Grecia e la Turchia.

Inanellamento o radio-tracking per la beccaccia?

Oggi per la ricerca moderna la tecnica dell’inanellamento è indispensabile. Prima di collocare un segnalatore satellitare sulla beccaccia occorre catturarla viva... Tra i vari problemi che presentano i segnalatori satellitari vi è che le cellule fotovoltaiche non si ricaricano bene all’ombra, sul dorso della beccaccia; inoltre il loro prezzo è molto alto. L’inanellamento tradizionale è ancora più redditizio e ci fornisce più dati statistici.

 

Lo studio delle carte meteo è un altro tuo compito all’interno della FANBPO.

La metereologia è cruciale nella vita della beccaccia. Ancora conosciamo poco il suo impatto sulla migrazione di un uccello di 300 grammi che compie più di mille km esposto ai venti e alle pioggie. In seno alla FANBPO abbiamo costituito una Commissione Meteo collegata al CNB, che in qualche anno di analisi ci darà le prove dell’interazione di certi fenomeni atmosferici con la strategia di migrazione della specie.

Quali sono le regole della caccia alla beccaccia in Ungheria?

La caccia alla beccaccia col cane da ferma in Ungheria è vietata da circa 60 anni. Era consentita solo la caccia all’aspetto al ripasso di primavera, vietata dopo l’ingresso dell’Ungheria in Europa e la necessaria armonizzazione legislativa. In questi anni senza caccia abbiamo monitorato 900 luoghi di raccolta dati sul ripasso primaverile. Il prelievo è quindi consentito soltanto per motivi scientifici (e sempre all’aspetto) in luoghi individuati a tale scopo; il numero degli abbattimenti è definito ogni anno dalle Facoltà di Scienze Naturali delle Università di Budapest e Sopron. Il programma prevede il coinvolgimento di cacciatori autorizzati ed è finalizzato allo studio della migrazione di ripasso, basato sulla raccolta delle ali e di altri parametri del capitale beccaccia.

Sei stato molte volte in Italia, hai partecipato a convegni e seminari sulla beccaccia, fino a consegnare la tua esperienza, lo scorso inverno, al gruppo di inanellatori del CSB di San Rossore.

In Ungheria le beccacce si fermano per poco tempo sui siti migliori per l’inanellamento. Al contrario della tenuta di San Rossore, dove svernano regolarmente e... aspettano solo di essere inanellate. E’ importante scambiarsi le esperienze per approfondire le conoscenze della migrazione. A San Rossore abbiamo passato momenti indimenticabili e trovato cari amici, naturalmente abbiamo catturato e inanellato beccacce!

Da due anni sei segretario della FANBPO, qual è il tuo bilancio personale?

E’ un compito che svolgo con piacere, essendo in pensione posso contribuire agli obiettivi della FANBPO, tra i quali il più importante è quello di conoscere meglio la nostra beccaccia. Ringrazio il presidente Boidot per la fiducia che ha riposto nel sottoscritto e vorrei pertanto compiere al meglio il mio lavoro.

Pensi che tuo nipote avrà la possibilità di cacciare la beccaccia in futuro?

Per diventare un cacciatore appassionato occorre cominciare abbastanza presto, come ho fatto io... sulle ginocchia di mio nonno nel 1948. Mio nipote ci segue bene nelle foreste ed è già un buon camminatore, per avere solo tre anni. Camminare per 4-5 chilometri non è male. Io, come beccacciaio, cerco di impegnarmi al massimo perché lui possa continuare la nostra tradizione di otto generazioni di cacciatori.

 

a cura di Paolo Pennacchini

 


 

 

 

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